Quiero Ilorar. Era il pianto, struggente, di Hugo Morales. In quelle undici carezze l’epica di una rivincita ai confini della spiritualità, lo schiaffo dei terroni del mondo alla prepotenza, all’arroganza dei potenti. Furto e ipnosi per i due schiaffi più mortiferi che l’orgoglio inglese abbia mai ricevuto. Churchill si tocca ancora la guancia. Il sigillo dell’immortalità di un capopopolo, di un santone, di un drago, per una parte della sua vita, veramente tossicomane. Un marziano che ad un certo punto ha provato a fare l’umano, a “sporcarsi” denunciando usi e abusi di potere, il sistema mafia della Fifa.
Maradona È, non è stato e non sarà. Non gli si addice. Per comprendere due decenni del mondo contemporaneo bisogna studiare anche lui. E poi Acerra. Perché per narrare la sua arte non poteva mancare la periferia, lo stesso ambiente che gli facesse ricordare il Barrio natio per esaltare la sua gioia pura di eterno bambino. EL DIES non è stato soltanto un rivoluzionario ma un fine predicatore. Perché ci ha ricordato che il Sud è soltanto una parola e non un dogma o un pregiudizio, che, sotto certi aspetti, è il nome di una manipolazione conveniente per meri motivi economici, che l’inganno degli insulti gratuiti conserva la viltà delle illusioni. Un professore che ha invertito il teorema dimostrando che anche il nord può essere una bestemmia se colpisce la dignità. Ci ha reso felici.
Ha giocato da solo e ha vinto. Soprattutto contro se stesso. Dio gli ha donato Il Sinistro e, all’occorrenza, una mano. Furbizia, sopraffina. Goniometro e compassi non sono strumenti appropriati per raccontare le sue leggi di fisica. Genio è sregolatezza e questo assioma in lui ha assunto connotati metafisici. Un Dio terreno o una provocazione del Messia? Molti avvistamenti, dai quartieri spagnoli di Napoli alle strade adiacenti la Bombonera, a Baires. Innumerevoli volti per sembianze sempre cangianti. San Pelusa, edicole votive e incenso.
Articolo a cura di Riccardo Vaccaro.