Il 1967 sembra un anno benedetto per il Racing. Gli azul claro blancos sollevano la Copa Libertadores. Sono il secondo club argentino nella storia a riuscirci. Sapete chi ce l’aveva fatta prima? Sì: i rivali dell’Independiente. Non solo. Quelli del Racing de Avellaneda sono anche i campioni d’Argentina e infilano in bacheca pure la coppa intercontinentale, grazie al successo sui leoni di Lisbona, i cattolicissimi del Celtic. Un affronto troppo duro da deglutire per il Club Atlético Independiente. L’incredibile triplete, di fatto, sancisce una supremazia cittadina apparentemente incontrastabile.
Apparentemente. Dove non arrivano le qualità tecniche, trova infatti spazio la più macabra superstizione. Nella serata di massima gloria, quella che vede il Racing schiaffare in bacheca il titolo di campione del mondo, un gruppo di sostenitori biancorossi si infila nell’antro del nemico. L’idea gela il sangue. Gli incursori si portano dietro i cadaveri di sette gatti neri e li seppelliscono in diversi punti dello stadio. Il lugubre rito viene accompagnato da quella che poi verrà riconosciuta come la maldiciòn de los siete gatos negros“.
L’anatema scagliato produce i suoi effetti. Da quella notte, il Racing non vincerà più nulla per 34 anni di fila, fatte salve una Supercopa Libertadores e una Supercopa Interamericana. Trofei comunque nemmeno lontanamente paragonabili a quelli conquistati nell’epoca aurea. Il sortilegio verrà spezzato soltanto nel 2001, quando il club tornerà sul tetto d’Argentina. Durante questo torrenziale periodo, il Racing conoscerà anche l’infamia della retrocessione e dovrà assistere a ben sette trionfi dell’Independiente in Copa Libertadores.
La storia sconfina nella leggenda se si pensa che, malgrado anni di accurate ricerche, nessuno è mai riuscito a rinvenire gli scheletri dei poveri felini nel Cilindro. Durante i decenni, il club contattò anche esorcisti ed esperti di esoterismo, per provare a trovare una ragione spendibile a fronte di un’epoca crivellata di sventure. Anche se nessuno è mai riuscito a dimostrare che la storia fosse vera, i tifosi del Racing sono convinti che la loro malasorte sia da attribuire a questo evento. Un motivo non secondario per addensare di odio autentico l’aria già spessa che si respira attraversando quei maledetti trecento metri.